mercoledì 1 marzo 2017

RIFLESSIONI: La tanto bistrattata cotta di maglia


Quanti guerrieri avete visto indossare una cotta di maglia nei film, nei videogiochi, nei dipinti, nei libri?
Immagino tanti. Tantissimi.

E quanti di questi avete visto morire, squarciati da una spada o trafitti da una lancia?
Di nuovo, la risposta credo sia per tutti tanti. Molti.
Troppi.

Dico troppi perché la cotta di maglia è vittima di una campagna denigratoria che dura da decenni, in cui l’iconografia di Hollywood ci ha abituati a vedere maglie lacerate, trapassate o spaccate come fossero carta velina.
Niente di più sbagliato!

Del resto, se le cotte di maglia fossero state davvero così inutili sarebbe difficile spiegarsi perché siano state l’armatura più usata per quasi 2000 anni, dall'Europa al Giappone, passando per India e Medio Oriente (le evidenze storiche del loro uso iniziano intorno al 4 secolo avanti Cristo e durano fino alla completa diffusione delle armi da fuoco, fra il 16 e 17 secolo dopo Cristo). 
Chi avrebbe accettato di portarsi addosso tutti quei chili di metallo (fra i 4 e i 12, in media) senza averne alcun vantaggio?
Difficile pensare che milioni di soldati di 3 continenti abbiano potuto essere così stupidi per così a lungo.
E infatti non lo erano. 
Le cotte di maglia funzionavano, e funzionavano bene.

Fonti sia storiche sia moderne, sfatano il mito che le vuole tagliate o bucate con facilità da spade o frecce. 
A dirla tutta, specie in epoca alto medievale, erano praticamente indistruttibili, come testimoniato dagli scheletri dei combattenti dell’epoca, che presentano ferite sulle sole parti scoperte (come il viso o le gambe) o fratture da impatto causate da armi contundenti come le mazze, contro cui la maglia poteva poco.

Ma allora da dove nasce la credenza della vulnerabilità della cotta di maglia?
I film e la loro necessità di spettacolarizzazione hanno sicuramente dato un grande contributo ma, l’errore principale è molto più sottile e affonda le radici nella metallurgia e nei primi test moderni che sono stati fatti su questo tipo di armatura.

Vi basta fare un giro su su youtube per trovare decine di pseudo-esperti che spaccano cotte di maglia come fossero di carta. Picche, frecce, persino spade usate di taglio. Tutto sembra passare una maglia con relativa facilità.
Barano? 

Si e no.
Ci sono molte ragioni dietro i fallimenti di questi test, dall'uso di fantocci piantati a terra all'assenza delle imbottiture che tipicamente erano usate sotto alle cotte.
L'unico punto che quasi tutte queste cotte di maglia ‘fragili’ hanno in comune è che sono tutte repliche moderne, costruite per sembrare come quelle antiche ma con un piccolo grande dettaglio di differenza.
Per risparmiare tempo, ora che non vengono più usate in guerra, le cotte di maglia "replica" sono fatte di anelli di fil di ferro semplicemente piegato mentre, la stragrande maggioranza delle cotte usate storicamente, erano rivettate o saldate.
Sulla sinistra: una anelli solo piegati; sulla destra: anelli rivettati
Questo singolo dettaglio cambia tutto: mentre un anello piegato può facilmente essere aperto con le dita (figuratevi da una freccia!), un anello rivettato è praticamente indistruttibile. Unite questo all'imbottitura che si portava sotto la cotta e avrete una protezione praticamente perfetta, vulnerabile solo a frecce ben piazzate o alle ben più potenti balestre.
Se avete domande o curiosità da condividere sulle cotte di maglia, non esitate a commentare qui sotto, nel frattempo, vi lascio qualche contenuto interessante sull'argomento.

Alla prossima!

PS
Ricordatevi che c'è il mio libro pieno di accuratezze storiche pronto da preordinare su Bookabook! :)

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Alla prossima!

L'immagine di copertina rappresenta un estratto dell'interessantissimo "Arazzo di Bayeux"

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